Le vite degli altri
Titolo originale: Das Leben Der Anderen
Nazione: Germania
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 137'
Regia: Florian Henckel von Donnersmarck
Cast: Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme, Hans-Uwe Bauer, Ludwig Blochberger, Werner Daehn
Prima di vedere "Le vite degli altri", lessi una recensione che affermava senza mezze misure: "se siete tra quelli che vanno al cinema una volta l'anno, questo è il film che dovete vedere nel 2007". Probabilmente il critico autore di quel giudizio aveva ragione.
Henckel von Donnersmarck ha unito tutti gli ingredienti necessari per realizzare un film che è quasi un capolavoro: sceneggiatura di ferro, personaggi veramente a tutto tondo, ottimi attori, regia classica, suspense da thriller e intreccio da spy-story. Non solo: il giovane autore è inoltre riuscito a evitare tutti gli stereotipi e le tesi preconfezionate. Nel film non c'è una caduta nè una pausa, ogni inquadratura ha un senso e tutte le frasi e gli sguardi hanno un loro perché.
I colpi di scena infatti sono molti e le quasi due ore e venti del film non stancano mai, fino al commovente epilogo dove i due protagonisti del film trovano per un attimo il modo di tornare a comunicare vicendevolmente, seppure indirettamente e a distanza.
Le vite degli altri sceglie di lavorare in pochi ambienti ma di curarli in modo maniacale. Ogni dettaglio è studiato alla perfezione per calare lo spettatore nell'atmosfera disumanizzata e glaciale della Berlino est di vent'anni fa: dalla mobilia ai colori delle pareti, dalle suppellettili ai costumi, dalla freddezza della fotografia alle scenografie anonime e monocromatiche.
Ma la ricchezza maggiore del film è dovuta agli attori (ai quali va riconosciuto anche il merito di aver accettato di lavorare sottopagati e senza garanzie di distribuzione): sono loro a dare ad ogni personaggio quella costante imperfezione che li porta ad accettare il compromesso, a rinunciare persino a un loro pensiero individuale pur di sopravvivere o anche "solo" per mantenere lo stato attuale delle cose.
L'opera del giovane regista tedesco è veramente uno di quei film da non perdere: duro, commovente e intenso. A volergli proprio trovare un difetto, forse un taglio di una ventina di minuti avrebbe potuto giovargli.
Voto: 4½/5
Nazione: Germania
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 137'
Regia: Florian Henckel von Donnersmarck
Cast: Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme, Hans-Uwe Bauer, Ludwig Blochberger, Werner Daehn
Prima di vedere "Le vite degli altri", lessi una recensione che affermava senza mezze misure: "se siete tra quelli che vanno al cinema una volta l'anno, questo è il film che dovete vedere nel 2007". Probabilmente il critico autore di quel giudizio aveva ragione.
Henckel von Donnersmarck ha unito tutti gli ingredienti necessari per realizzare un film che è quasi un capolavoro: sceneggiatura di ferro, personaggi veramente a tutto tondo, ottimi attori, regia classica, suspense da thriller e intreccio da spy-story. Non solo: il giovane autore è inoltre riuscito a evitare tutti gli stereotipi e le tesi preconfezionate. Nel film non c'è una caduta nè una pausa, ogni inquadratura ha un senso e tutte le frasi e gli sguardi hanno un loro perché.
I colpi di scena infatti sono molti e le quasi due ore e venti del film non stancano mai, fino al commovente epilogo dove i due protagonisti del film trovano per un attimo il modo di tornare a comunicare vicendevolmente, seppure indirettamente e a distanza.
Le vite degli altri sceglie di lavorare in pochi ambienti ma di curarli in modo maniacale. Ogni dettaglio è studiato alla perfezione per calare lo spettatore nell'atmosfera disumanizzata e glaciale della Berlino est di vent'anni fa: dalla mobilia ai colori delle pareti, dalle suppellettili ai costumi, dalla freddezza della fotografia alle scenografie anonime e monocromatiche.
Ma la ricchezza maggiore del film è dovuta agli attori (ai quali va riconosciuto anche il merito di aver accettato di lavorare sottopagati e senza garanzie di distribuzione): sono loro a dare ad ogni personaggio quella costante imperfezione che li porta ad accettare il compromesso, a rinunciare persino a un loro pensiero individuale pur di sopravvivere o anche "solo" per mantenere lo stato attuale delle cose.
L'opera del giovane regista tedesco è veramente uno di quei film da non perdere: duro, commovente e intenso. A volergli proprio trovare un difetto, forse un taglio di una ventina di minuti avrebbe potuto giovargli.
Voto: 4½/5
Sì, probabilmente si è trattato del miglior film della scorsa stagione. Difficile non amarlo.